martedì 19 maggio 2015

I metodi d'insegnamento induttivo e deduttivo


Il metodo di insegnamento induttivo si sta affermando sempre di più e la moderna glottodidattica tende a considerarlo più efficace di quello deduttivo.
Lo schema di insegnamento deduttivo, cioè quel percorso che va dal generale al particolare, prevede, grosso modo, le seguenti fasi: presentazione della regola da parte dell’insegnante (anche con l’ausilio di schemi, tavole e specchietti proposti dal libro di testo), memorizzazione della regola, verifica della validità della regola e riflessione sulle eccezioni tramite lo svolgimento di esercizi opportuni.
I recenti libri di grammatica italiana per stranieri hanno invece un’impostazione che privilegia situazioni e fenomeni della vita di ogni giorno, fornendo la lingua nel vivo delle sue funzioni e riservando solo all’ultimo uno spazio per la riflessione grammaticale.
Nel metodo induttivo il ruolo dell’insegnante ha lo scopo di guida alla scoperta della norma. L’insegnante esperto di italiano L2 sa adattare e calibrare la somministrazione di usi concreti della lingua a seconda delle competenze e dell’indole dei propri studenti.
Più semplice la situazione di classi omogenee in cui gli allievi condividono la stessa lingua madre e per i quali un’impostazione può andar bene e risultare efficace per tutti. La riflessione degli studenti sulla lingua sarà più o meno simile e gli interventi esplicativi dell’insegnante si potranno concentrare sulle stesse difficoltà e sulle stesse differenze con la lingua di partenza che generano errori nella lingua di arrivo.
Più complesso è il caso di classi miste con lingue di partenza diverse fra loro.
L’insegnante in questo caso dovrà fare attenzione nel veicolare informazioni efficaci anche con l’ausilio di esempi e immagini comprensibili a tutti.
Una didattica attiva in cui lo studente è invitato a lavorare da solo, in coppia o in gruppo (con l’eventuale intervento dell’insegnante nel caso di difficoltà), è utile a sviluppare maggiore consapevolezza sui fenomeni linguistici, più di molte e dettagliate spiegazioni su regole e funzioni grammaticali che tendono a essere chiare lì per lì ma non hanno la forza di essere comprese e memorizzate fino in fondo.
Lo stimolo generato dalla spiegazione di una regola grammaticale è chiamato dai linguisti input, ma lo scopo del bravo insegnante è quello di consolidare nello studente l’uso di tale regola, quello che i linguisti definiscono intake, la comprensione, cioè, definitiva e interiorizzata, della regola da verificare in fase di output comunicativo, il momento in cui lo studente è chiamato a parlare e a riutilizzare la norma appresa attraverso l’esercizio.
Tale metodo rende l’apprendente, con l’opportuna guida dell’insegnante, il protagonista di un percorso di scoperta della regola a partire dagli usi, e offre indubbi vantaggi a livello psicopedagogico: egli assume un ruolo attivo nel percorso didattico e le regole individuate sono più facilmente memorizzabili. Questo metodo riveste un’utilità formativa più generale in quanto stimola l’attitudine all’osservazione, alla scoperta di regolarità, alla capacità di formulare ipotesi, cioè quelle strategie autonome di apprendimento utili in generale e nello specifico per l’apprendimento delle lingue straniere.

Nessun commento:

Posta un commento